Lettera alle Amiche e agli Amici

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dopo 5 anni di Casa Famiglia, lo sguardo aperto sul domani 2018-2023 > 5 anni di Casa Famiglia

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APPENDICE

Come équipe abbiamo provato a rivedere e a rileggere questi primi 5 formidabili anni di Casa Famiglia per evidenziare la grazia e la bellezza che ci hanno portato, ma anche le fatiche e le prove che abbiamo dovuto affrontare. E tutto è stato come lo svolgersi e il completarsi di un ‘disegno’ molto ordinato. Di ogni anno proviamo individuare ciò che lo ha caratterizzato come aspetto che ci ha fatto crescere e le prove che abbiamo affrontato!
 
Luglio 2018. Cambio Casa. Cambio Lavoro. Nuove relazioni. Costruita la Casa con la trepidazione che fosse pronta con l’inizio del nuovo anno scolastico (settembre) verso la fine di luglio entra la famiglia Brida con i figli, mentre ai primi di agosto la famiglia Ronca con le figlie. È stato un tempo necessario per conoscersi, ma anche per trovare insieme sinergia e ritmo quotidiano. Qui la prova più importante è stata quella di far crescere le motivazioni dei figli, non sempre tutti d’accordo sulle scelte dei genitori. La campagna, il fiume, il cielo visto da questo luogo ci accoglievano tutti ricordandoci l’armonia e l’equilibrio della vita.
 
Gennaio 2019. Dio c’è davvero. Ed è un bambino. Sono passati pochi mesi da quando abitiamo la Casa e a dicembre abbiamo celebrato il primo Natale fuori dalle nostre Case. Tra noi c’è anche il primo ragazzino che è come Gesù bambino che viene dal cielo perché arrivato proprio il 23 dicembre 2018. Dopo il primo tempo di assestamento cominciamo l’avventura. Attorno a questo ragazzino si delineano i soggetti che lo prenderanno in carico: le famiglie con i loro figli, la Scuola con la Congregazione, gli Amici. Sono giorni che conserviamo nel cuore con molto trepidazione, come i giorni di una donna che s’accorge d’essere incinta del primo figlio tanto atteso. Ci doveva pur essere qualcosa o qualcuno che cementasse e solidificasse i nostri legami: all’interno di ogni nucleo familiare dove non c’erano le stesse convinzioni tra genitori, educatrici, coordinatore; con la comunità religiosa e la scuola.
 
2020. Benedetto incontrarsi. È l’anno in cui scopriamo l’importanza e la necessità di incontrarci nell’ÉQUIPE settimanale (tra coordinatore, genitori Silvia e Marco, Educatrici) e SUPERVISIONE mensile (con una psicopedagogista e una psicoterapeuta dell’età infantile). Attraverso il narrare ciò che accade tra noi e nell’incontro con i bambini e le bambine della Casa Famiglia, siamo continuamente riportati alle domande fondamentali: qual è il progetto di vita per questo figlio? Qual è la nostra identità e missione di Casa Famiglia? quali relazioni far crescere per il bene dei ‘figli’ con gli Assistenti sociali, con la scuola, con gli educatori?
Oggi se riusciamo a crescere nell’umanità tra noi; a collaborare in forma autorevole con i Servizi dando voce e volto ai bambini accolti; se riusciamo a dialogare con la Scuola per la crescita dei bambini accolti; oggi se si è formata una rete di amicizie che ci aiutano nella vita quotidiana, è per i pensieri generativi che da questi incontri sono emersi.
LA SUPERVISIONE MENSILE. Uno dei guadagni più grossi della supervisione è che ‘occorre fare bene il bene’: quindi insieme a una buona dose di generosità e passione ci deve essere una crescita in professionalità, che vuol dire: tematizzare i ruoli (chi fa che cosa?); offrire un contesto quotidiano che sia ‘terapeutico’; osservare e interpellare le coscienze. La supervisione è un momento importante del cammino dell’équipe educativa: identità, agire professionalmente e in modo pensato e organizzato sono altro dalla concezione di un ruolo competente e professionale e di un servizio per il sociale strutturato e organizzato con cognizione teorica e pratica. Richiamano la gratuità e la solidarietà, ma noi facciamo altro
 
2021. «Crescere in umanità» «Amare l’umanità» ci sembra essere la cifra più adeguata per comprendere il senso di questo anno 2021. L’esperienza quotidiana con le bambine e i bambini della Casa Famiglia; la relazione umana e professionale tra noi educatori, genitori e coordinatore; la supervisione mensile per ‘comprendere’ al di là delle apparenze la verità della ‘lingua’ dei minori, ci fanno/ci hanno fatto crescere in… umanità. E queste caratteristiche le ritroviamo in tutti coloro che sono in ricerca: la capacità di relazione con sé stessi e con gli altri; la capacità creativa di ciascuno, cioè la capacità di trasformare la realtà in un bene e in una ricchezza sempre maggiori; infine la capacità aggregativa dell’uomo, ovvero la capacità di collegarsi/connettersi con gli altri per raggiungere degli obiettivi. Quando parliamo di crescita umana intendiamo questi aspetti.
Ma rimane la domanda fondamentale: «cosa provoca e rafforza la crescita in umanità?». Certamente la capacità dell’uomo di avere introspezione e consapevolezza di ciò che si muove nel suo animo e intorno a lui. Di sapere individuare dove la vita germoglia intorno a lui e di aiutarla ad esprimerla in tutta la sua profondità e ricchezza. C’è poi la dimensione tutta particolare nell’uomo, misteriosa e affascinante, dell’amore che è la forza trascinante che comunica interesse, affetto verso l’altro e lo avvolge di tutte le finezze di cui questa forza è capace.
 
2022. L’anno della formazione degli educatori e della scuola. Con il suggestivo titolo «Educatori capaci di sguardo. La relazione con i bambini e i ragazzi della Casa Famiglia», la Scuola e la Casa Famiglia hanno attivato per l’anno scolastico 2021.2022 un Percorso di formazione per gli Educatori e le Educatrici della Scuola guidato da Mariella Bombardieri, psicopedagogista e mediatrice familiare e Francesca Cucchi, psicoterapeuta dell’età evolutiva -che già accompagnano nella supervisione gli operatori della Casa Famiglia.
La necessità di questo percorso nasce da alcune considerazioni che stiamo andando maturando nella nostra vita.
  1. CREARE SEMPRE PIÙ IN UNA RELAZIONE/RETE TRA SCUOLA E CASA FAMIGLIA perché i bambini e i ragazzi della nostra Casa Famiglia frequentano la nostra Scuola S. P. E. Cerioli di Orzinuovi e ogni giorno vivono questa esperienza insieme ad altri bambini e ragazzi, e anche con insegnanti, educatori, genitori. Questa collaborazione ci permette di vivere un unico stile educativo, di confrontarci sui vissuti dei bambini a Scuola, di individuare strategie di intervento condivise. Fino ad oggi, con la scuola, si sono volti incontri periodici con gli insegnanti; ma in futuro vorremmo far partecipare anche gli educatori. Se sono importanti gli aspetti didattici ancora di più sono quelli relazionali, affettivi ed educativi.
  2. GLI EDUCATORI DELLA SCUOLA SONO UN’IMPORTANTE RISORSA perché condividono diverso tempo con i bambini e i ragazzi: il pranzo, le ricreazioni, momenti durante i quali possono osservarli, accompagnarli, sostenerli e di cui possono poi condividere informazioni importanti con gli operatori della Casa Famiglia.
  3. UNO SPAZIO DI FORMAZIONE LEGATO ALL’ACCOMPAGNAMENTO E ALLA RELAZIONE CON I BAMBINI CHE VIVONO IN CASA FAMIGLIA è stata la scelta per sviluppare ancora meglio collaborazione tra Educatori e Casa Famiglia. Azione formativa che certamente avrà una ricaduta anche sugli allievi della scuola. Riteniamo infatti che formare gli operatori significhi dotarli di maggiori strumenti di osservazione e di intervento.
  4. L’OBIETTIVO DEL CORSO DI FORMAZIONE è quello di offrire agli educatori scolastici uno spazio in cui riflettere, apprendere sul tema dei minori allontanati dalla famiglia e sulle attenzioni che vanno loro date nella relazione interpersonale a scuola. Insieme si rifletterà sui bisogni dei bambini, su come si gestiscono eventuali momenti di fatica e di crisi, sull’importanza della collaborazione con la rete di supporto. Ciò permetterà loro di partecipare poi in modo attivo agli incontri periodici che gli operatori fanno con la scuola e con gli insegnanti condividendo anche il loro punto di vista rispetto a quanto osservano sul campo.
La presenza nella nostra scuola di bambini e ragazzi «fuori famiglia» è l’approdo di un progetto della Comunità religiosa di Orzinuovi e della Congregazione della Sacra Famiglia che ha visto nell’esperienza della Casa Famiglia una modalità per «far vivere oggi» l’intuizione e l’esperienza carismatica della Cerioli che -nelle bambine e nei bambini orfani che ella ha accolto- ha trovato un nuovo senso alla sua vita di madre senza più figli e di donna vedova (con la collaborazione dell’educatrice Margherita Guarneri).
 
2023. L’anno della RETE INTERNAZIONALE DELLE CASE FAMIGLIA E DELLO SGUARDO AL DOMANI.
Nello scorso mese di marzo si è svolto un incontro in videoconferenza tra gli operatori religiosi e laici che si dedicano alla missione di educare minori temporaneamente fuori famiglia nelle “Case-Famiglia” della Congregazione in Brasile, Mozambico e Italia.
Nell’insieme ampio della missione educativa che la nostra Congregazione porta avanti con diverse attività, le tre “Case-Famiglia” che hanno condiviso la loro esperienza rappresentano una piccola ma significativa esperienza. Mentre nelle Scuole e nelle Parrocchie accogliamo ed educhiamo migliaia di bambini, adolescenti e giovani, le Case-Famiglia accolgono qualche decina di minori, prendendosi cura di tutto quello che serve loro per vivere e per prepararsi al loro futuro. Il valore di queste opere non sta dunque nel numero dei bambini accolti, ma nel tipo di missione che svolgono: esse esprimono, in modi del tutto nuovi, la stessa passione educativa che madre che santa Paola ha vissuto nell’accogliere nella sua casa le bambine orfane dei contadini, per dare loro una educazione e una istruzione necessarie per garantire loro un futuro sereno.
Il “Lar Carlinhos” è una Casa-Famiglia nata a Peabiru, un comune dello Stato brasiliano del Paranà, nata verso la fine degli anni ’90 e rinnovata profondamente qualche anno dopo. Un’equipe di una dozzina di persone, coordinate dal missionario laici Roberto Macetti in collaborazione con i religiosi della Comunità, si prende cura sotto tutti gli aspetti dell’accoglienza di bambini e adolescenti che il Tribunale dei minori toglie temporaneamente dall’ambito famigliare. Il loro numero varia dai dieci ai quindici, o anche di più in casi di necessità. Il tempo di permanenza dipende dalla situazione famigliare di ciascuno, e si conclude in modi diversi: con il ritorno nella famiglia di origine o presso parenti, con l’affido ad altre famiglie o con l’avvio ad esperienze di vita autonoma dopo il raggiungimento della maggiore età.
Il “Colégio São José” è una Casa-Famiglia creata a Marracuene, un distretto alla periferia della grande città di Maputo, capitale del Mozambico, con l’arrivo della Congregazione alla fine degli anni ’90. Accoglie circa trenta bambini, ragazzi e adolescenti di ambo i sessi, orfani o senza un nucleo familiare in grado di offrire loro il necessario accompagnamento per la crescita. Ci sono segnalati dai servizi sociali o, ancora di più, dalle religiose missionarie che operano nei popolosi quartieri della periferia della Capitale. Accompagnati da un’equipe di educatori, frequentano la scuola primaria e secondaria, e risiedono tutto l’anno nella nostra casa, che diventa la loro, ad eccezione di alcuni giorni di vacanza presso lontani parenti o famiglie generose che li accolgono. In questo centro durante il giorno sono accolti anche altri bambini e ragazzi, provenienti dalle loro famiglie, per essere accompagnati nello studio e nella crescita: l’integrazione con gli “interni” rappresenta uno stimolo di crescita per tutti. Quando sono più cresciuti e autonomi possono continuare la vita nella casa di qualche parente, continuando gli studi e cercando un lavoro. Non pochi di loro si sono laureati e sono usciti di casa solo quando hanno costruito una casa e una famiglia propria.
Il Campo di Santa Paola Elisabetta” è l’insieme di due Case-Famiglia (Casa Il Gelso e Casa La Quercia) nate cinque anni fa presso la Comunità religiosa di Orzinuovi (Brescia), dopo un lungo cammino di progettazione e di preparazione. Si tratta di due nuclei familiari (genitori e figli naturali), che hanno deciso di dedicare un tempo della loro vita ad accogliere bambini temporaneamente fuori famiglia affidati dai servizi sociali, in stretta collaborazione con i religiosi della Congregazione. Ogni famiglia può accogliere fino ad un massimo di sei bambini; in questi anni questo numero è stato raggiunto in alcune fasi del cammino. I bambini sono accompagnati in ogni necessità, con l’aiuto di educatori professionali e supervisione esterna per gli operatori. La forte collaborazione con la Scuola Sacra Famiglia di Orzinuovi, che tutti i bambini e ragazzi della Casa-Famiglia frequentano, è un elemento fondamentale di questo progetto, che permette una integrazione e un accompagnamento fruttuoso. A seconda del loro percorso familiare, i bambini possono tornare nelle famiglie, essere adottati o, dopo la terza media, passare in ambienti più adatti all’età dell’adolescenza.
La condivisone dell’esperienza educative delle tre Case ci ha permesso di rafforzare la consapevolezza che questa missione porta avanti oggi quella che la Fondatrice aveva iniziato più di un secolo e mezzo fa. È emerso che i bambini accolti hanno grande bisogno di essere accompagnati a vivere le loro giornate con un orario e un ordine esteriore; sentono il bisogno di poter contare su adulti affidabili, per trovare un terreno sul quale appoggiarsi per guardare con fiducia la loro vita. Sentono, in una parola, il bisogno di una normalità familiare, e gli educatori sono preparati per offrire loro questa risposta. È una missione non facile, che chiede di mettersi in gioco in ogni momento; ma è un compito molto necessario in ogni luogo del mondo e profondamente in linea con la missione evangelica che santa Paola Elisabetta ha accolto per sé e ha affidato alla sua Congregazione.
È una missione che oggi, in ogni luogo della Terra, non può essere vissuta dai religiosi da soli, ma solo con una forte collaborazione con le famiglie e gli educatori laici. L’incontro ha aiutato tutti i partecipanti a sentirsi parte di una Famiglia più grande e a rinnovare le motivazioni interiori per continuare la missione intrapresa. A tal punto che ci siamo ripromessi di mantenere vivo il legame tra noi e – chissà – un giorno poterci incontrare in presenza, magari visitando gli uni le case degli altri, come avviene tra chi condivide un grande ideale (con la collaborazione di p. Gianmarco Paris).

Foto di Gerd Altmann da Pixabay

Autore
  • La Redazione
Data
  • 27/12/2023
Rubrica
  • Agli Amici
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